17 marzo 2013

Libri, copertine e linguaggio del corpo.




L’importanza del linguaggio non verbale nel marketing editoriale.

Domenica mattina di relax in libreria. Mentre guardo velocemente le copertine dei volumi proposti, una attira la mia attenzione. Non per la grafica (un po’ antiquata), né per i colori (scuri) o i caratteri tipografici.

Quello che in una frazione di secondo arriva alla mia persona è il contrasto evidente del linguaggio del corpo dei due autori fotografati in primo piano.

Un Alessandro Barbero, formale e accademico nel suo completo intero grigio chiaro e nei mocassini scuri, trasmette invece apertura e propensione verso il suo pubblico, al quale ammicca non con gli abiti, ma con la postura eretta e sicura, il busto in posizione semi frontale e ben disteso, a offrire stabilità e padronanza di sé, le mani compostamente intrecciate sulla gamba alzata.

Dal lato opposto, simbolicamente giacché nella foto i corpi sono accostati sebbene non si tocchino, un Piero Angela, deciso a dare un’immagine di sé più amichevole attraverso un abbigliamento casual (i jeans sono sempre d’effetto) e calzature classiche ma alla moda, che tuttavia tradisce una chiusura molto forte verso il suo pubblico (le braccia conserte, le mani strette a pugno, il busto convergente verso l’interno per via della chiusura stretta delle braccia).

Direi che in questo caso il marketing non ha fatto una scelta positiva: il linguaggio del corpo viene decodificato molto prima di quello verbale e il messaggio che trasmette è spesso predominante.
Che il ricevente ne sia consapevole oppure no.

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