21 febbraio 2008

Quando lavorare fa bene (?)

C'è un aspetto del lavoro che mi sta particolarmente a cuore e che trovo sia ancora troppo trascurato: l'influenza dell'ambiente fisico sul benessere di ciascuno di noi.

Un luogo in cui trascorriamo la maggior parte della nostra giornata dovrebbe essere il più sano e confortevole possibile. Dovrebbe.

Negli ultimi anni l'attenzione sul rapporto salute - ambiente è cresciuta notevolmente.
Se qualche decennio fa il binomio salute-ambiente di lavoro veniva trattato solo su riviste specializzate, ora compare anche su siti o giornali più divulgativi. Se ne parla di più, si ha il coraggio di pubblicare studi scientifici e progetti o pubblicizzare nuovi prodotti.
Riviste di salute e benessere o di architettura ospitano interventi più o meno approfonditi sulle considerevoli influenze dell'ambiente di lavoro sull'umore, la salute e il rendimento delle persone.

È già molto, ma non è abbastanza: gli interventi concreti finora realizzati sono ancora un'eccezione.
Diventare consapevoli

Piccoli malesseri quotidiani sono spesso causati da un ambiente di vita malsano.
Le cause di un ambiente "inquinato" sono diverse: l'illuminazione (scarsa o di cattiva qualità), l'aria, gli spazi (angusti, sovraffollati, poco areati), il rumore, i campi elettromagnetici, i materiali utilizzati per la costruzione degli edifici o dei mobili , gli arredi (poco confortevoli), ...

Nonostante i progressi e le numerose iniziative private di consulenza, nel nostro Paese una cultura olistica della salute, che includa il monitoraggio non solo della qualità dell'aria o dell'acqua, ma anche dei luoghi in cui passiamo la maggior parte del tempo (l'ufficio, la casa, la scuola), si sta ancora lentamente formando.

Penso sia importante informare, formare e coinvolgere un numero sempre maggiore di persone; e incentivarle a intervenire concretamente nel proprio quotidiano.
A ben guardare infatti la consapevolezza deve partire innanzitutto da noi.
Sono convinta che "bioarchitettura" o "ionizzazione" devono diventare termini comuni e non essere espressioni "di nicchia" comprensibili a pochi adepti.

È il momento di cambiare


C'è una concetto buddista che si chiama esho funi, ossia inseparabilità di vita e ambiente.
Secondo questo principio non esiste separazione tra un individuo e il suo ambiente. Tutto fa parte di un'unica realtà: ogni cosa è quindi collegata all'altra e tutto è interdipendente.
Questo significa che un cambiamento attuato da una singola persona influenza ciò che lo circonda.
"L'ambiente è paragonabile all'ombra e l'essere vivente al corpo. Come senza il corpo non c'è ombra così senza essere vivente non c'è ambiente" (Nichiren Daishonin).
È semplice: se il corpo si piega l'ombra lo segue. Quindi ognuno di noi ha la possibilità di fare qualcosa di concreto per migliorare giorno per giorno il suo spazio e la sua salute. Naturalmente non è semplice, anche perché non si può certo andare dal proprio capo e fargli cambiare tutto l'impianto di illuminazione!

Come fare quindi? Seguendo il detto di Lao Tze: "Un lungo viaggio comincia da un solo passo".

Primo passo: iniziare dalle piccole cose.

Adatta la strategia all'ambiente

Ossia sii realista e analizza bene la situazione. Se lavori in un open space dovrai necessariamente trovare una soluzione diversa rispetto a chi ha un ufficio di 3 mq. O al tuo vicino che lavora in proprio e che magari può permettersi cambiamenti radicali.

1. Innanzitutto bisogna capire quanto è "inquinato" il nostro ufficio.
Una "lista della spesa" o una tabella possono essere utili. Una mappa mentale ancora meglio. A ognuno il suo metodo. L'importante è che alla fine si siano individuati i punti critici.
E se non siamo esperti e non siappiamo quali siano le fonti di inquinamento? Allora un po' di ricerca in rete può essere utile.

2. A questo punto bisogna valutare gli ambiti in cui è realisticamente possibile intervenire e quelli che è meglio accantonare (per il momento; le situazioni cambiano spesso velocemente).
Le variabili da tenere in considerazione sono tante: disponibilità al cambiamento di colleghi o superiori, accettazione di un'immagine diversa che l'ambiente modificato comunica, costo delle modifiche e così via.

Quello che posso dire è che è soprendente quanti alleati si possono trovare se si ha il coraggio di "rompere il ghiaccio".
Io per esempio comincio da cose piccole e apparentemente insignificanti, ma molto preziose: le piante. Che per chi non lo sapesse hanno moltissimi vantaggi ambientali.

3. Ora non resta che scegliere la strategia migliore di intervento. Se si deve convivere con altre persone in un contesto aziendale è comunque bene tener presente che:
    • i cambiamenti in genere spaventano; soprattutto quelli improvvisi e troppo radicali. Meglio scegliere quindi una strategia moderata, soft per così dire;
    • il rispetto delle esigenze altrui non deve essere dimenticato (magari non tutti apprezzano una finestra aperta in pieno inverno).
      Spesso bisogna arrivare a dei compromessi (per esempio si può decidere di areare la mattina appena arrivati, o nella pausa pranzo quando l'impatto è minimo e il risultato inalterato).


    Vi posso assicurare però che una volta iniziato i benefici non tardano ad arrivare e diventa possibile attuare cambiamenti più grandi e importanti. Provare per credere!

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