17 maggio 2011

A proposito di comunicazione "semplice e comprensibile"

" 'Semplice e comprensibile' e basta in realtà vuol dire poco. 'Semplice' rispetto a cosa? 'Comprensibile' per chi?

La faccenda si complica subito.
La semplicità non è semplice da descrivere perché sembra derivare da un togliere il superfluo che però va definito rispetto a un necessario. Ma il necessario cambia secondo l'obiettivo e il contesto. [...]
E la comprensibilità è sempre relativa: all'argomento, al destinatario, alla sua condizione contingente, alle sue competenze.

Ci provo. Non sarà semplice. Farò di tutto perché risulti, almeno, comprensibile.

Un cacciavite è comprensibile e semplice paragonato a un trapano elettrico. O a un computer. Non lo è per Michele [un bimbo di 2 anni N.d.R.]. Il suo uso è comprensibile, ma non è semplice per un adulto a cui tremano le mani. O che indossa guanti da sci.
Ma un cacciavite non è né semplice né comprensibile, per esempio, in relazione alla necessità di aprire un tappo a corona di una bottiglia di acqua minerale, a quella di infilare un chiodo a espansione in un muro, a quella di scrivere dieci pagine di testo.
Un cacciavite con una serie di punte intercambiabili, adatto a qualsiasi tipo di vite, è meno semplice e comprensibile di un cacciavite normale. Però trasforma qualsiasi vite in qualcosa di semplice da avvitare.
Insomma, semplice e comprensibile, dipende."

Annamaria Testa, Farsi capire, RCS, 2000, pp. 190-191

Della serie: mai dare per scontato che quello che scriviamo sia comprensibile solo perché l'abbiamo scritto noi ;)

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