Lo confesso: ho iniziato questo libro con scetticismo. Due gli elementi che mi hanno tratta in inganno: il titolo e il sottotitolo. Ora vi spiego perché invece questa è un’opera pregevole, che consiglio anche a chi non è particolarmente attratto dalla scrittura (più o meno creativa).
Ho acquistato il volume una decina d’anni fa, incuriosita forse proprio dal titolo. Solo l’altro giorno però mi sono decisa: un bel sospiro e ho aperto la prima pagina. E poi la seconda, la terza…
Ed ecco che man mano che procedevo mi accorgevo che c’era qualcosa di diverso da quello che mi aspettavo.
Innanzitutto il titolo (italiano): Scrivi e scopri te stesso. Un sapore (vagamente) psicoanalitico, o quantomeno intimistico, un po’ diario personale, un po’ scrittura psicoterapica. Impressione confermata dal giudizio della quarta di copertina, vago quanto basta, in bilico tra “sviluppo personale” e “uso creativo del linguaggio”. Altro vestito, solita storia. E invece no.
Il titolo dell’opera originale è Write for Life (Scrivere per vivere, come spiega l’autrice stessa a p. 51 dell’edizione italiana parlando proprio dell’influenza spesso trascurata delle parole). Ecco un sapore del tutto diverso, il sale che salva la pietanza. Si scopre una poetessa e scrittrice che ha fatto dello scrivere non solo una professione, ma uno stile di vita; una donna che trasmette e tramanda “la scrittura” da 25 anni con questo credo: “Ai miei studenti non insegno un metodo, ma la possibilità di un metodo adatto a loro” (p. 13). Una donna che sa trasmettere passione e rigore, con un linguaggio talmente amicale che sembra di conoscerla da sempre.
Non un classico manuale, quindi, come vorrebbe far credere il sottotitolo italiano (che nella versione originale manca) Guida pratica alla scrittura creativa, né una “guida” alla web 2.0; niente scorciatoie o nuove teorie e nemmeno noiose indicazioni didattiche. La vita. “Semplicemente”. La sua. I suoi pensieri, il suo esempio, parola dopo parola.
Certo, gli esercizi ci sono (alla fine di ogni capitolo più un’intera parte finale di “modelli” di riferimento), ma passano quasi inosservati: chi li vuole vedere li legge e li usa, altrimenti si passa oltre. È bello lo stesso.
Perché qui non si impara tanto il “come” o il “cosa”, ma il “perché”, l’essenza dello scrivere. Senza troppe sovrastrutture o falsi idealismi. E solo dopo aver capito profondamente il senso, ci si rende conto che il “cosa” e il “come” hanno un valore diverso da quello che si credeva.
Nicki Jackowsska, Scrivi e scopri te stesso. Guida pratica alla scrittura creativa, Mondadori, 2000
1 marzo 2011
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