15 marzo 2011

Fuoco sacro – 5

Quando scrivere è un mestiere. Vivace con brio

Se invece che per passione si scrive per professione le cose iniziano a complicarsi. Ed è a questo punto che il cambio di prospettiva che vi ho proposto dà i suoi frutti. Mettetelo pure alla prova: resisterà! E vi toglierà dagli impicci in più di un’occasione. Potrei scrivere post interi sull’argomento, ma la strategia migliore è una sola: provarlo.
Non scoraggiatevi se le prime volte non vi riesce bene, fa parte del gioco. Prima bisogna allenarsi un po’: il come e il quando è a vostra discrezione.

Dalla teoria alla pratica.
Pensate di dover scrivere un articolo. Il caso più semplice (ma anche il meno frequente ahimè!) è che abbiate un ampio margine di libertà e autonomia nel decidere, per esempio, l’argomento. Supponete di avere una vostra rubrica (su un sito, un blog nel caso siate blogger di professione, un magazine, un quotidiano locale o il giornale della parrocchia). In questo caso l’elemento “obbligatorio” a cui attenersi sarà l’argomento generale della rubrica, per esempio Il tuo giardino, Pet therapy, Arredare low cost e via dicendo. I temi dei vari articoli invece possono venir decisi da voi di volta in volta oppure concordati insieme a un responsabile di redazione. In ogni caso, seppur con tutte le varianti, siete comunque autosufficienti. Se poi la rubrica l’avete scelta voi perché è un argomento che vi appassiona… benvenuti in paradiso!
Ciò non toglie che quel pezzo voi lo dobbiate scrivere e consegnare (o pubblicare), perché avete un contratto e delle scadenze da rispettare. E a chi vi paga o a chi vi legge non importa un fico secco se il cane ha appena fatto la pipì sul tappeto, la zia non può andare a prendere il bambino a scuola, la macchina è dal meccanico, fuori diluvia e avete appena chiuso la cornetta in faccia all’ennesimo centralinista del call center di turno che voleva vendervi un delizioso vino in lattine da 10 litri! Voi quel pezzo lo dovete scrivere. E in fretta.

In genere però le cose non sono proprio così idilliache: spesso l’argomento non lo avete scelto voi, potrebbe anche essere un tema di cui non conoscete nulla e che quindi richiede del tempo per documentarsi a dovere, avete un numero minimo e massimo di battute (e credetemi che parlare di meditazione trascendentale in sole 800 battute è un’impresa pari alla scalata dell’Everest), la scadenza è sempre urgentissima ma ve la comunicano la mattina per la sera, dovete essere accattivanti ma non pressanti, autorevoli ma non noiosi, precisi ma non pedanti, originali ma senza troppa creatività, SEO compliant se lavorate per il web e, naturalmente, ricordarvi di dire cose sensate. Senza contare che potreste essere costretti a lavorare in un open space con altre 10 persone, i telefoni che squillano, gente che entra e che esce, la musica…

E l’ispirazione? Ultima porta a destra.

A meno che…

Se riuscite a trasformare uno svantaggio in un vantaggio, se ribaltate la situazione e scrivete “nonostante…”, perché è da quel “nonostante” che potrete mettervi nella giusta lunghezza d’onda, allora avrete vinto la sfida, perché vi sarete sciolti dai condizionamenti, avrete trasformato un atto che dipende dall’esterno in uno che dipende esclusivamente da voi. Sarete liberi.
E il “fuoco sacro” si accenderà ancora una volta, illuminando quello che fate e quello che siete.

Post scriptum (per una volta mi concedo il lusso di scriverlo tutto intero :))
Ho tralasciato di proposito di parlare degli “scrittori” inteso come le persone che scrivono libri. Non appartengo alla categoria e non avendo sperimentato il mestiere in prima persona riporterei solo un pensiero altrui. Meglio che quello che hanno da dire ve lo dicano loro stessi senza la mia mediazione (però, se vi interessa, potete trovare alcuni stralci che mi hanno insegnato molto in Ipse dixit e Leggendo qua e là).

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