25 novembre 2011

Strizzare il tubetto fino alla fine. E oltre


Ossia, come ridurre il nostro spreco quotidiano andando a prendere anche l'ultima goccia di prodotto, talmente ultima che più ultima non si può.

Non è un post di economia domestica né di riciclo-riuso-risparmio casalingo. Solo un post di comune buon senso (e anche un po' arrabbiato visto che mi è appena toccato buttare via un barattolo di balsamo non del tutto finito perché purtroppo in questo caso non c'era modo di recuperare il fondo).

La questione è molto semplice: ancora troppi dei prodotti di uso quotidiano sono confezionati in modo tale che ne resta sempre un po' all'interno, col risultato che si butta via qualcosa di utile, qualcosa che è ancora utilizzabile, qualcosa che è stato pagato.
La quantità persa dipende dalla consistenza del prodotto e dalla confezione dello stesso.
Ma nonostante tutti gli sforzi dell'industria per farci sprecare materia, comprare e spendere di più, noi possiamo fare qualcosa per aggirare l'ostacolo: recuperare tutto, ma proprio tutto, il prodotto aprendo la confezione.

Tutto qui? Sì, tutto qui. È semplice, fidatevi, basta farci l'abitudine. Sono sufficienti un cucchiaio (o un cucchiaino da gelato) e un paio di forbici.
Ecco quindi come fare:

- i tubetti di plastica morbida (quelli di creme, dentifrici, balsami e affini) vanno tagliati a metà. Noterete quantità di prodotto sia vicino al tappo (soprattutto se si tratta di confezioni da mettere "a testa in giù"), sia vicino al fondo. Se sono tubetti molto grandi è preferibile invece tagliarli in tre parti. Il cucchiaio fa il resto.
Se non utilizzate subito tutto il prodotto rimasto, potete conservarlo nel tubetto (io preferisco il fondo) ricoprendolo con la pellicola trasparente affinché non si secchi;

- i tubetti di metallo possono creare qualche difficoltà: accertatevi quindi che si possano veramente tagliare con facilità per evitare di ferirvi;

- se si tratta invece di nebulizzatori (alcune marche di deodorante per esempio hanno confezioni di questo tipo), è ancora più facile: una volta acquistata la nuova confezione, svitate il tappo del contenitore usato (lo riconoscete dalla filettatura simile a quella delle bottiglie d'acqua minerale) e recuperate il liquido trasferendolo nella nuova confezione (di solito le confezioni, anche se sono integre, non sono mai piene fino all'orlo, quindi di spazio dovrebbe essercene a sufficienza);

- lo stesso vale per le scatole di cartone di prodotti in polvere (detersivi, sale fino per esempio): basta aprirle con cautela e tresferire il residuo nella nuova scatola.

Al momento, come dicevo, non è possibile recuperare proprio tutto e alcune confezioni sono ancora "inattacabili". Ma se ci si abitua con quelle che lo permettono direi che è già un buon risultato!

21 novembre 2011

Attenzione al TUTTO MAIUSCOLO


Per una scrittura ogni giorno più consapevole

Un altro post "di pancia" per ripassare (o scoprire) una regola di netiquette tanto piccola che passa spesso inosservata.
Chissà mai che l'argomento non sia d'aiuto anche a quelle persone che "hanno imparato da sole" e che magari non conoscono ancora tutte le sfumature del linguaggio non-verbale del web.

L'argomento che oggi vi propongo è il messaggio implicito dello scrivere tutto maiuscolo.

Basta navigare qualche minuto su Facebook per rendersi conto di quante persone siano inconsapevoli di quello che realmente stanno comunicando.
Comunicando, non scrivendo. Se infatti possiamo essere più o meno consci di quello che stiamo enunciando, lo siamo molto di meno di quello che stiamo comunicando.

Mi spiego meglio. Come nella vita reale il messaggio verbale è solo uno degli elementi della comunicazione - e il senso complessivo dell'enunciato lo si ottiene anche, e soprattutto, dal linguaggio non-verbale (postura, intonazione della voce, gestualità) - così succede anche in rete.
Con l'unica differenza che il linguaggio non-verbale del web utilizza, per ovvie ragioni, codici espressivi diversi (a meno che non si tratti di chiamate vocali o videochat, in cui entra in gioco anche la parte corporea degli interlocutori).

Uno di tali codici è l'uso del maiuscolo. In rete questa scelta ha un significato preciso: scrivere una parola o una frase tutta in maiuscolo significa che quello che si dice lo si sta dicendo urlando.
Non stupitevi quindi se il vostro interlocutore potrebbe sulle prime avere una brutta reazione!
Ovviamente anche in questo caso il contesto aiuta a interpretare il messaggio: se ad essere scritto tutto maiuscolo è il titolo di un articolo o di un post, risulta evidente che si tratta di una scelta editoriale per stabilire delle gerarchie visive e di senso all'interno del contenuto e nessuno le interpreterebbe diversamente.
Allo stesso modo, nessuno potrebbe equivocare un "GRAZIE TESORO PER LA SPLENDIDA GIORNATA!!" sulla bacheca di mia sorella. Al massimo potrebbe pensare che al momento io sia un po' su di giri.

Ma ci sono casi in cui il pericolo è in agguato: anche un semplice "ehi!" suona totalmente diverso dal suo omografo "EHI!". Ci avete mai fatto caso? ;)

Se poi vi piace scrivere tutto maiuscolo potete tranquillamente continuare a farlo, ma almeno sapete che cosa c'è dietro ;) E se qualcuno dovesse offendersi, capirete perché.

17 novembre 2011

Cc(n): quando la differenza tra rispetto e superficialità sta in una singola lettera


Vi avviso: questo sarà un post etico, tutto dedicato alla "copia conoscenza" e a sua sorella, la "copia conoscenza nascosta" (parlo di mail ovviamente).
È un post “di pancia”, di quelli che nascono dal cuore. Un post dedicato a chi ancora - e sono tanti - utilizza questo strumento in modo improprio o superficiale, senza accorgersi di come un piccolo gesto possa segnare la differenza tra “io ti rispetto perché ti considero” e “non mi importa nulla di te”.

Parlando con le persone mi sono accorta, infatti, che non tutti conoscono a fondo questo strumento, i messaggi espliciti e impliciti che trasmette, i codici di netiquette che attiva.

Forse allora è meglio spiegare le differenze tra destinatario/i principale, copia conoscenza e copia conoscenza nascosta e le rispettive gerarchie. Sono infatti le gerarchie fra i tre elementi che fanno la differenza “di tono”.

Vediamoli insieme.

- Destinatario/i: la persona o le persone a cui ci si rivolge. In questo caso, se le persone sono più di una, le si intende, all’interno del codice comunicativo della mail, in rapporto paritario, sebbene nella vita reale possano esistere delle differenze gerarchiche. Questo è un elemento importante quando si tratta di rispondere, ma a cui quasi nessuno fa caso. Tutti i destinatari della mail sono autorizzati a rispondere al mittente e anche a tutti gli altri (usando la funzione “rispondi a tutti” invece del semplice “rispondi”).
Esempio: ho voglia di pizza; scrivo una mail ai colleghi con cui pranzo di solito per sapere chi ci sta. Tra i destinatari includo persone che, all’interno dell’azienda, possono ricoprire ruoli diversi, ma che per me, in questo caso, rappresentano il “gruppo di quelli con cui mangiare la pizza”. Ognuno di loro, in quanto destinatario, è autorizzato a replicare e può decidere di rispondere solo a me, anche se, dato il contesto conviviale, è più facile che scelga di rispondere a tutti.

- Copia conoscenza (Cc): il senso di questa funzione è quello di mettere al corrente una o più persone di quello che sta succedendo nello scambio tra il mittente e il destinatario. In questo caso però si crea una differenza gerarchica: la comunicazione infatti avviene solo tra mittente e destinatario, l’unico autorizzato a una replica. Le persone in Cc, sebbene in rapporto paritario tra loro, sono considerate “spettatori”, persone che è necessario aggiornare o informare, ma a cui non ci si rivolge direttamente. In questo caso, chi è in copia, non è autorizzato a rispondere, a meno che non sia esplicitamente sollecitato o in caso di necessità.
Esempio: mando una mail al mio referente in un’altra azienda per discutere di modifiche a un progetto. Metto in Cc i nostri rispettivi capi, o le risorse di entrambi i gruppi di lavoro se i capi siamo io e il mio referente, in modo tale che tutti siano al corrente e abbiano le medesime informazioni. In questo caso la risposta deve arrivare solo dal referente, sicuramente mai da una risorsa, solo in caso di necessità da parte di un capo.
Un elemento importante da tener presente è che la Cc permette a ciascun destinatario di visualizzare tutti gli indirizzi di posta elettronica inseriti. Nel caso di comunicazioni private, mettere in Cc persone che non si conoscono tra loro (tipico esempio è l’inoltro delle classiche “catene di Sant’Antonio”), rendendo pubblico o comunque diffondendo un indirizzo privato, vìola il diritto alla privacy!

- Copia conoscenza nascosta (Ccn): il senso di questa funzione è invece quello di mettere al corrente una o più persone di quello che sta succedendo nello scambio tra il mittente e il destinatario, senza farlo sapere al destinatario stesso. Le persone in Ccn infatti non compaiono mai nella mail del destinaterio né in quella delle altre persone nascoste.
E qui il “tono” si ribalta: se infatti nella comunicazione privata la Ccn è l’unico sistema per non violare la privacy dei destinatari, in azienda può essere un atto molto lesivo, perché privo di trasparenza e buona fede.

Prestare attenzione a queste sfumature, oltre ad essere un segno di rispetto, a volte può veramente fare la differenza nell'esito di una trattativa o di un rapporto personale.

Alla prossima!

16 novembre 2011

Pausa ||


Un chiostro antico,
il sole d'autunno,
un cinguettio lontano.
Sentirsi vivi nel centro del silenzio.

Ci vuole anche questo.

7 novembre 2011

Una bussola...


... per ritrovare la direzione quando l'abbiamo persa.

"1. Scegli la montagna che desideri scalare. Non lasciarti trascinare dai commenti degli altri, di coloro che dicono: “Quella è più bella”, oppure: “Questa è più facile”. Giacché raggiungere l'obbiettivo ti costerà molte energie e tanto entusiasmo, dovrai essere l'unico responsabile della scelta, perfettamente convinto delle tue azioni.
2. Impara come arrivare ai piedi della montagna. Sovente si vede la montagna da lontano: è bella, interessante, piena di sfide. Ma che cosa succede allorché si cerca di avvicinarsi ad essa? Le strade sembrano girarle intorno; alcune foreste si interpongono fra te e la tua meta; ciò che sulla mappa appare lampante, nella vita reale risulta assai difficile. Ecco perché devi essere pronto a imboccare tutte le strade e tutti i sentieri, finché un giorno ti ritroverai ai piedi della vetta che intendi scalare.
3. Apprendi da chi ha già compiuto quel percorso. Per quanto tu ritenga di essere unico, c’è sempre qualcuno che ha inseguito il medesimo sogno prima di te e ha lasciato alcuni segnali che possono rendere più facile il tuo percorso: punti dove fissare la corda, sentieri che abbreviano il tragitto, rami spezzati che consentono una marcia più spedita. Il cammino appartiene a te, al pari di ogni responsabilità, ma non dimenticare che l’esperienza altrui è di grande aiuto.
4. Da vicino, i pericoli risultano controllabili. Quando cominci a inerpicarti sul monte dei tuoi sogni, presta attenzione all’ambiente circostante. Com'è ovvio, ci sono dei precipizi, delle spaccature quasi impercettibili, delle rocce talmente levigate dalle tempeste che, con il gelo, diventano scivolose. Tuttavia, se ti premurerai sempre di verificare dove posi il piede, ti accorgerai delle varie trappole e saprai evitarle.
5. Il paesaggio cambia, quindi goditelo. Pur muovendosi con un preciso obbiettivo nella mente - raggiungere la vetta -, durante la salita si possono ammirare altre cose: non ti costa nulla fare alcune soste e goderti il panorama circostante. A ogni metro conquistato, puoi vedere più lontano: approfittane dunque per scoprire particolari di cui non ti eri nemmeno accorto.
6. Rispetta il tuo corpo. Soltanto chi riserva al prorio corpo le giuste attenzioni riesce a scalare una montagna. Poiché disponi di tutto il tempo che la vita ti offre, cammina senza pretendere ciò che non può esserti dato. Se procederai troppo in fretta, ti stancherai e desisterai a metà dell'impresa. Se avanzerai troppo lentamente, potresti essere sorpreso dalla notte - e allora sarai perduto. Goditi il paesaggio, approfitta dell’acqua delle sorgenti e dei frutti che la natura ti offre generosamente, ma continua a camminare.
7. Rispetta la tua anima. Non continuare a ripeterti: “Ce la farò”. La tua anima lo sa perfettamente: le occorre soltanto quella lunga camminata per crescere, per estendersi fino all'orizzonte e raggiungere il cielo. Un'ossessione non fornisce alcun aiuto per il perseguimento dell’obiettivo: anzi, finisce per annullare il piacere della scalata. Attenzione, però: non continuare neppure a ripeterti: “È più difficile di quanto pensassi”, perché un simile comportamento ti farebbe perdere la forza interiore.
8. Preparati a percorrere un chilometro in più. Il percorso per raggiungere la vetta della montagna è sempre più lungo di quanto si pensa. Non ingannarti: arriva sempre il momento in cui ciò che sembrava vicino è ancora molto lontano. Tuttavia, se sarai preparato ad affrontare una simile evenienza, ad andare oltre, questo non rappresenterà un problema.
9. Gioisci quando raggiungi la vetta. Piangi, batti le mani, urla ai quattro venti che ce l’hai fatta. Lascia che il vento, lassù in cima - è sempre ventosa la vetta! -, ti purifichi la mente, rinfreschi i tuoi piedi stanchi e sudati, ti apra gli occhi e ripulisca il tuo cuore dalla polvere. Che bello: ciò che prima era soltanto un sogno, un panorama lontano, adesso appartiene alla tua vita. Sì, ce l’hai fatta!
10. Fai una promessa. Approfitta del fatto di avere scoperto una forza di cui ignoravi l’esistenza per dire a te stesso che, d’ora in poi, la utilizzerai sempre, ogni giorno che ti resta da vivere. Sforzati per promettere di scoprire un'altra montagna e di ripartire per una nuova avventura.
11. Racconta la tua storia. Sì, racconta la tua storia. Porta il tuo esempio. Di’ a tutti che è possibile, dimodoché altri individui abbiano il coraggio di affrontare le proprie montagne".

Paulo Coelho, "Manuale per scalare le montagne" in Sono come il fiume che scorre, Bombiani, pp. 28-30